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- Dietro le acque meravigliose della Fontana di Trevi
Il suono dell’acqua è l’elemento che caratterizza uno dei luoghi più memorabili della storia della città: Fontana di Trevi.
Passando lì davanti, di notte quando in strada non c’è quasi più nessuno, in molti immaginano di sentire «Marcello, come here!», la voce della splendida Anita Ekberg che invitava Marcello Mastroianni a raggiungerla dentro le acque nel celebre film di Fellini “La dolce vita”. O ancora di giorno, quando la piazza è affollatissima, più di qualcuno avrà pensato di scorgere l’ingenuo turista a cui Totò cercava di vendere la proprietà della fontana.
Anche grazie a queste famose scene cinematografiche la fontana è oggi parte dell’immaginario collettivo: tutto il mondo la conosce, sogna di vederla e fotografarla almeno una volta nella vita, e per chi vive a Roma è un luogo speciale, un simbolo da preservare.
Qui entra in gioco Acea che quotidianamente si prende cura dell’acqua della fontana e delle luci che valorizzano ogni dettaglio delle statue barocche.
Il primo aspetto di cui si occupa Acea è la gestione e manutenzione dei sistemi e dei serbatoi che permettono all’acqua di riempire le vasche senza mai interrompersi.
Ogni 15 giorni, insieme ai colleghi elettromeccanici, svolgiamo la manutenzione delle macchine, verificando il corretto funzionamento delle pompe di ricircolo e dell’intero sistema di adduzione dell’acqua.
Davide d’Alonzo, Acea Ato 2
La sua squadra di tecnici interviene tre volte a settimana per le operazioni di pulizia e due volte al mese per lo svuotamento completo delle vasche e la disinfezione dell’acqua.
La manutenzione delle macchine avviene dietro le quinte della scenografia marmorea, dove si nasconde un cuore tecnologicamente avanzato ed evoluto. È la camera di manovra, l’antico serbatoio a volte romane che si trova al livello delle vasche e guarda alla fontana attraverso i due finestroni da cui l’acqua anticamente defluiva in caso di piena. “Facciamo spesso visite guidate qui con studenti di scuole e università, ma non solo. Ho mostrato la camera di manovra a delegazioni di ingegneri di tutto il mondo, ad architetti e a personalità celebri come capi di Stato e re.”, racconta Davide.
1872
Un serbatoio a due vani alimenta la fontana e i condotti per la distribuzione ai cittadini
1946
Vengono installate le prime pompe elettriche a ricircolo
1976
Le pompe elettriche vengono spostate nel secondo vano, al livello della fontana
Oggi
Il controllo delle pompe elettriche avviene da remoto
Oggi come allora la camera di manovra è divisa in due ambienti.
“Ognuno era capace di contenere 400m3 di acqua. L’acqua arrivava direttamente dall’acquedotto Vergine con una capacità di 500 litri al secondo, a 90 gradi rispetto alla statua di Oceano. Da qui defluiva, attraverso un’asola del muro da cui passavano 220 litri d’acqua che cadevano prima in un grosso vaso, poi all’interno di 4 anfore, e da qui alle vasche. Noi oggi facciamo circolare ogni giorno la stessa quantità d’acqua per alimentare i giochi della fontana. Manteniamo una pressione costante per evitare che la fontana vada in overflowing o che il flusso subisca intermittenze. Per il resto funziona tutto come una volta, con un sistema idrico a caduta.”
“La camera di manovra è stata ed è il vero cuore della Fontana di Trevi. Oltre al cuore, mi piace pensare che sia anche la testa.”, continua Davide.
L’acqua della Fontana di Trevi è ogni giorno la stessa: viene controllata, depurata e rimessa in circolo.
Uno dei due ambienti oggi contiene le quattro pompe elettriche sempre in azione, di cui due hanno la funzione specifica di alimentare la fontana. Acea le controlla da remoto: “Sono state installate al livello della fontana nel 1979, funzionano h24 e immettono 220 litri di acqua al secondo. Ogni 8 ore se ne spegne una e l’altra riparte”.
Una curiosità dal passato: un tempo l’acqua che arrivava tramite l’acquedotto Vergine si raccoglieva nell’altro ambiente, la cosiddetta stanza di stagnazione. Qui il corso dell’acqua si interrompeva prima del momento della distribuzione alle famiglie ricche della città. “Su una parete si vede ancora una sorta di foglio di calcolo che periodicamente veniva ristuccato e aggiornato a mano. Indicava le famiglie e teneva il conto dei pagamenti: se la famiglia non pagava il dazio, il flusso del condotto corrispondente veniva interrotto.”, racconta Davide.
Acea monitora costantemente l’acqua della Fontana di Trevi, tenendo sotto controllo i valori di pH, temperatura e presenza di cloro. Oltre a questo si occupa di tutti i trattamenti dell’acqua che garantiscono la corretta manutenzione dei marmi.
Amo il mio lavoro perché ho la possibilità di vedere posti dove non tutti possono andare. Mi capita spesso di entrare nell’acquedotto Vergine e di pensare: benvenuti nella macchina del tempo. Ogni volta che scendi là sotto solo i rumori della metropolitana ti fanno ritornare ai tuoi giorni.
Davide d’Alonzo, Acea Ato 2
L’impianto di illuminazione ha un design sostenibile che permette un importante risparmio energetico. Conta circa un centinaio di proiettori con luci LED a immersione che hanno sostituito le precedenti lampade a sodio. Le luci sono disposte in modo strategico per mettere in evidenza gli elementi simbolici dell’opera d’arte. I proiettori danno risalto a determinati elementi scultorei anche attraverso differenti intensità luminose e coni di luce a fasce strette che rientrano nella cosiddetta tecnica dell’illuminazione d’accento.
Per ricreare una sensazione di profondità nella nicchia da cui avanza Oceano sono stati posizionati alcuni proiettori, proprio sulle conchiglie alle sue spalle; fasci di luce illuminano dal basso i due cavalli che trainano il carro; altri proiettori infine sono inseriti all’interno della vasca e ai piedi della scogliera.
L’impianto veste di luce la fontana fino all’alba, quando sulle sue superfici e sulle acque delle vasche l’illuminazione artistica passa il testimone a quella naturale del sole: sulla fontana più famosa al mondo la luce non tramonta mai. Come lo sguardo attento di chi come Acea la preserva giorno dopo giorno.
Storia della Fontana di Trevi: perché si chiama così?
La leggenda narra che sia stata una fanciulla ad indicare ai soldati di Agrippa il punto da cui sgorgava l’acqua della fonte. L'imperatore Augusto, genero di Agrippa, gli aveva affidato il compito di realizzare un acquedotto per portare in città l’acqua della sorgente di Salone, sulla via Collatina: se ne sarebbe servito per alimentare le terme in Campo Marzio. Il nome della fontana potrebbe derivare dalla zona di provenienza (regio Trivii), oppure dal triplice sbocco dell’acqua dell’originaria fontana.
L’acqua nel racconto scultoreo: simboli e significato
Le statue presenti sulla facciata della fontana immortalano un momento preciso: il titano Oceano arriva in città su un cocchio a forma di conchiglia, trainato dal cavallo placido e dal cavallo iroso, frenati da due tritoni. Decorano la fontana altri elementi che sono in pochi a notare: numerose specie di piante e animali, tra cui una chiocciola e una lucertola, dettagli ornamentali e allo stesso tempo simboli di una natura viva e rigogliosa grazie all’acqua.
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