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Le prospettive di sviluppo infrastrutturale nel bacino del Mediterraneo, i risvolti geopolitici ed economici legati all’acqua e il tema della gestione dell’emergenza idrica al centro del convegno “All’ombra di Giano” organizzato da Acea, in collaborazione con FAO e CIHEAM
Roma 17 novembre 2017 - L’acqua è una risorsa vitale e la sua corretta gestione è fondamentale non solo per la vita quotidiana di ogni essere vivente, ma anche per gli equilibri geopolitici ed economici globali. Della questione idrica, tra scarsità di risorse, sfide e opportunità del futuro, si è parlato questa mattina a Roma nel corso del convegno “All’ombra di Giano”, organizzato da Acea, in collaborazione con FAO e CIHEAM (International Center for Advanced Mediterranean Agronomic Studies).
L’incontro, svoltosi nella Sala della Protomoteca del Campidoglio, testimonia ancora una volta come Roma sia diventata punto di incontro e luogo riconosciuto a livello internazionale per eventi di alto profilo scientifico e umanitario dedicati all’acqua.
Le problematiche idriche degli ultimi mesi hanno, infatti, fatto emergere con forza il tema, sempre attuale, della corretta gestione della risorsa idrica che Acea continua ad attuare attraverso un’opera costante di monitoraggio e di interventi sulla rete. La Società, infatti, ha istituito una cabina di regia per monitorare e riparare le perdite, occulte e non, presenti sulla rete di Roma Capitale. Il lavoro capillare, che ha coinvolto e sta coinvolgendo centinaia di uomini e donne dell’azienda e dell’indotto, ha già dato i suoi frutti: gli oltre 5.000 interventi eseguiti e i circa 13.000 manufatti visionati in questi mesi hanno permesso di recuperare oltre 2.300 litri al secondo di acqua. L’impegno continua e dopo una prima ispezione su tutti i 5.400 km della rete idrica della Capitale, la società sta effettuando un secondo passaggio con circa 2.500 km già controllati.
L’impegno di Acea si inserisce in un contesto di crescente consapevolezza della delicatezza e della trasversalità del tema idrico. L’acqua, infatti, è un elemento di pace e di vita, come sottolineato da Papa Francesco nell’Enciclica “Laudato Si’” che in molti territori del nord Africa e del Medio Oriente rischia di trasformarsi invece in un fattore alla base di guerre e conflitti. Le risorse idriche disponibili in questi territori, tra le più basse del mondo, sono infatti diminuite di 2/3 negli ultimi 40 anni e si prevede si riducano di oltre il 50% entro il 2050. Numeri allarmanti, a cui si sommano quelli relativi ai profughi ambientali diffusi dal Rapporto WMO (World meteorological organization) presentato durante COP23, conclusasi in questi giorni a Bonn. I profughi ambientali, coloro cioè che hanno dovuto lasciare le proprie case in seguito ad eventi metereologici estremi, sono stati nel 2016 circa 23 milioni e mezzo, e secondo le previsioni dell’UNHCR cresceranno costantemente fino a superare i 250 milioni nel 2050.
In questo scenario il fattore “acqua” è determinante, come confermano i recenti dati diffusi dal Ministero dell’Ambiente, secondo cui oggi il 90% dei disastri naturali è legato all’acqua ed entro il 2030 si triplicheranno le persone colpite dalle inondazioni. I cambiamenti climatici e la conseguente crescita della siccità hanno contribuito a rendere l’emergenza idrica ancora più grave.
In Italia da gennaio e ottobre 2017 sono mancati all’appello circa 58 miliardi di metri cubi di acqua e il mese di ottobre appena trascorso è stato, secondo le stime di Coldiretti, il mese più secco in Italia degli ultimi 60 anni. La ricaduta sull’economia nazionale è stata immediata come testimoniano i dati Anbi (Associazione
nazionale consorzi bonifica e irrigazioni) secondo cui la siccità e le successive alluvioni dell’estate 2017 hanno causato in Italia danni per 6 miliardi di euro, in gran parte a carico dell’agricoltura.
La crescita di tali fenomeni climatici rende il tema dell’efficientamento dell’infrastruttura idrica strategico sia dal punto di vista economico che geopolitico. Oggi le reti idriche italiane hanno una percentuale media di perdite del 38,2%, ciò vuol dire che si perdono oltre 38 litri d’acqua ogni 100 litri immessi nel sistema idrico. Una percentuale enorme calcolando il consumo giornaliero di ogni italiano che ammonta a 245 litri di acqua a persona, oltre 90.000 l’anno. Attualmente ci sono in Italia oltre 35 opere idrauliche incompiute (dighe, invasi, opere di canalizzazione e sistemazione idraulica), costate fino ad oggi 650 milioni di euro e che necessitano di ulteriori 776 milioni di euro per essere concluse. Inoltre gran parte delle infrastrutture sono datate: il 60% degli acquedotti italiani ha infatti più di 30 anni e il 25% di questi supera i 50 anni. Acea, che ha governato un’emergenza idrica imprevedibile come quella della scorsa estate a Roma, intende proporsi come un modello di gestione delle reti idriche trasferendo know how e competenze acquisite anche in altri territori del bacino del Mediterraneo.
Gli investimenti futuri in infrastrutture e tecnologie applicate alle reti idriche saranno fondamentali, così come il ruolo che svolgeranno il settore agricolo, che utilizza circa l’85% dell’acqua totale disponibile nella regione Mediterranea, e i cittadini, che con semplici gesti quotidiani possono risparmiare, secondo le ricerche ISTAT, oltre il 45% dell’acqua utilizzata a fini domestici.
“Acea è orgogliosa di aver promosso l’incontro di oggi – ha dichiarato Luca Lanzalone Presidente di Acea - che si inserisce nella grande tradizione italiana di cooperazione internazionale. Auspichiamo, quindi, che la giornata di oggi possa rappresentare un punto di partenza di un percorso di collaborazione in cui ogni interlocutore possa mettere a fattor comune le proprie esperienze e competenze a servizio della collettività per affrontare un tema, come quello della scarsità idrica, che ormai ha una rilevanza strategica internazionale.”
“Questa è una grande occasione per far decollare una partnership tra Acea, FAO E CIHEAM – ha dichiarato Gianni Bonini, Steering Committee CIHEAM – che nel rispetto delle diverse vocazioni, costituisca una formidabile arma operativa contro lo stress idrico nel Mediterraneo, all'altezza della sfida epocale delle due grandi emergenze globali di cibo ed energia di metà secolo. Il CIHEAM – prosegue Bonini – crede che la sinergia tra pubblico e privato come in questo caso, sia una leva determinante ed un modello virtuoso per conseguire gli obiettivi di sostenibilità e giustizia nella distribuzione delle risorse che stanno alla base della cooperazione internazionale per lo sviluppo.”
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